Quando le terapie più tradizionali sono inefficaci, aumentano il costo e i rischi nella gestione del dolore. Sempre di più gli operatori dell’assistenza sanitaria preferiscono un approccio multi-modale al dolore che include varie forme di neurostimolazione. La neurostimolazione è una terapia che si basa su apparecchiature elettriche impiantate nel sistema nervoso finalizzate al tentativo di fermare o correggere il segnale eccessivo di dolore.
Cervello visto dal lato sinistro.
I 2 disegni indicano le differenze tra un cervello di un paziente sano (sopra) e un paziente colpito da dolore cronico (sotto). I colori indicano lo stato di attivazione e disattivazione del cervello (rosso-giallo) o (blu scuro-azzurro) registrato in differenti regioni. (Credit: Immagine della Northwestern University)
Il sistema impiantato per la neurostimolazione invia impulsi elettrici attraverso un elettrocatetere alle varie parti del sistema nervoso. I segnali di dolore vengono interdetti prima che raggiungano il cervello e lo sostituiscono con una sensazione di formicolio (parestesia) che copre specifiche aree dove si avvertiva il dolore. Un sistema di neurostimolazione consiste di 2 componenti impiantati:
Il Neurostimolatore (Pacemaker, IPG) fonte di energia impiantata ricaricabile o non-ricaricabile che genera un impulso elettrico secondo i parametri e le caratteristiche programmabili della neurostimolazione. Contiene la batteria al litio così come il circuito elettronico.
Elettrocatetere – Un set di fili sottili con un rivestimento protettivo ed elettrodi vicino la punta (elettrocatetere percutaneo) o su una piastra (elettrocatetere chirurgico). Gli elettrodi emettono gli impulsi elettrici sull’area di stimolazione. Gli elettrocateteri percutanei, anche noti come elettrocateteri cilindrici, sono inseriti solitamente attraverso un ago. Gli elettrocateteri a piastra, che sono simili a piccoli nastri piatti, invece, devono essere inseriti attraverso una procedura chirurgica. Ci sono vantaggi e svantaggi per ogni tipologia di elettrocatetere così come indicazioni diverse. Questi verranno discussi tra il paziente e lo staff medico.
Due componenti esterni al sistema di stimolazione del midollo spinale permettono alla terapia di essere personalizzata per ciascun paziente:
Programmatore del medico clinico: utilizzato dai rappresentanti della società per programmare il neurostimolatore impiantato.
Programmatore del paziente: ai pazienti viene data una versione a scala ridotta del programmatore per permettere loro, all’interno di parametri medici prestabiliti, di ottimizzare i risultati tarando lo stimolatore.
Gli elettrodi (elettrocateteri) possono essere impiantati in varie strutture diverse del sistema nervoso: i nervi periferici (di solito nelle braccia o gambe), le piccole fibre dei nervi sottocutanei, il midollo spinale e/o le radici dei nervi (all’interno della spina dorsale) ed il cervello. Gli elettrodi non sono inseriti all’interno delle strutture nervose, ma accanto a loro.
Le varie aree di destinazione non sono necessariamente esclusive, e qualche volta più di un’area è designata come obiettivo dell’impianto.
Il medico a seconda della valutazione del paziente decide dove piantare gli elettrodi e quale tipo di elettrodi utilizzare. La decisione è presa di solito sulla base della distribuzione e delle caratteristiche del dolore.
In genere il neurostimolatore (IPG) è impiantato sotto la pelle in un’area che ha qualche tessuto adiposo. Le aree di impianto più comuni sono la natica, il fianco, l’addome e l’area pettorale, proprio sotto la clavicola.
I fili sono fatti passare poi sotto la pelle dal sito di impianto dell’elettrodo a quello di impianto del neurostimolatore. Alla fine della procedura di impianto, nessun filo deve essere visto esternamente al corpo.